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Grazie al progetto di recupero del Preventorio Maraini e del Preventorio Iolanda di Savoia torneranno di nuovo a disposizione della collettività due storiche ville e il loro spettacolare complesso di diciotto ettari

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Nulla succede per caso: in tempo per la Giornata Mondiale della Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, che si celebra in tutto il pianeta l’8 maggio, l’Agenzia del Demanio ha presentato alla fiera dell’industria dell’ospitalità, a Berlino, il progetto della riqualificazione del Preventorio Maraini e del Preventorio Iolanda di Savoia che dagli anni 20 fino a fine secolo sono stati al servizio proprio della Croce Rossa.

Una rinascita simbolica di due spettacolari costruzioni che grazie all’Agenzia del Demanio e all’impegno del Comune di Fara in Sabina e degli investitori che crederanno nel progetto torneranno di nuovo al servizio della collettività.

Un po’ di storia. La struttura principale, nelle sue forme attuali, risale al XIX secolo, nacque come residenza del Vescovo Ausiliare della Sabina, 'Villa Rosset', ampliando un preesistente sito conventuale risalente al sedicesimo secolo. Poco più in basso, sul rilievo di un secondo promontorio della stessa collina, sorgeva l’antico complesso di San Fiano, residenza estiva dei frati benedettini che vi si rifugiavano per scampare alla malaria. Al termine della prima guerra mondiale, la Villa fu adibita a casa di convalescenza per i soldati feriti. Entrambi gli edifici e parte del bosco circostante, siamo a metà degli anni ’20 del XX secolo, furono poi acquistati dalla casa regnante dei Savoia, per volere della regina Elena. Adibiti a 'Preventori', vale a dire strutture dedicate alla cura dei pazienti affetti da tubercolosi, vennero donati alla Croce Rossa.

In epoca più recente, il passaggio a Provincia e Comune fino al 2010.  Da allora il complesso è in attesa di un nuovo inizio. Anni di abbandono che ora, grazie ad un ambizioso progetto di riqualificazione, possono essere cancellati con un colpo di spugna.  

La vicinanza con uno dei centri storici più belli e frequentati d’Italia ha rappresentato un ulteriore incentivo a restituire valore e pregio ad un complesso già così legato ad un territorio ricco di bellezza e storia. “Già” perché la città di Fara, oltre che per le bellezze naturalistiche e paesaggistiche, è anche al centro di numerosi itinerari culturali e religiosi, è soprattutto una meta rinomata per le tradizioni enogastronomiche.

Ecco perché la strategia del progetto di riqualificazione dell’Agenzia del Demanio punta con forza a valorizzare l’identità territoriale, il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi che porteranno alla promozione delle attività socio-culturali e alla rigenerazione del centro storico di Fara.

Il Preventorio Maraini, il Preventorio Iolanda di Savoia e tutta la zona diventeranno il centro di un hub che risponda alle necessità del territorio e che possa ospitare attività collaterali e di tipo commerciale, in modo tale da rendere sostenibile il gigantesco progetto. Talmente “gigantesco” da essere stato diviso in tre blocchi distinti che riguardano l’ex Preventorio Maraini e l’ex Preventorio Iolanda di Savoia, edifici principali che occupano la maggior parte della superficie dell’intero complesso, e gli ulteriori fabbricati e spazi esterni.

L’ex Preventorio Maraini, grazie alla sua posizione dominante sul paesaggio naturale circostante e dei suoi spazi di pregio, ha una chiara vocazione turistica. L’idea è quindi quella di realizzare una struttura alberghiera di alto livello, al momento assente nel territorio comunale. I punti di forza sono il grande bosco e giardino legati al fabbricato principale, perfetto per ospitare eventi e l’area verde che potrebbe portare alla realizzazione di campi sportivi. Ma anche l’uliveto che potrebbe essere a disposizione degli ospiti della struttura e – allo stesso tempo – sfruttato per la produzione di olio, attività simbolo del territorio. Il tutto recuperando anche percorsi storici e di pellegrinaggio esistenti in queste zone.

L’ex Preventorio Iolanda di Savoia, su un secondo promontorio della collina, in prossimità del borgo storico medioevale, sarebbe perfetto per una Residenza Sanitaria per Anziani o per altri usi legati all’utilizzo nel settore dell’ospitalità. La zona dove sorge questo edificio risponde fra l’altro perfettamente ai criteri delle cosiddette “stazioni climatiche”, cioè località turistiche molto ambite per chi cerca benessere psico-fisico.

Gli ulteriori edifici, invece, si prestano perfettamente a ospitare un mix funzionale di servizi pubblici e privati, essendo in prossimità della rete viaria già esistente. Da qui la possibilità di realizzare servizi con attività socio-culturali e turistico-gastronomiche, senza dimenticare l’aspetto commerciale, per rivitalizzare tutto il territorio e per enfatizzare la vocazione agraria e turistica.

La Sabina infatti, oltre ad essere uno dei luoghi paesaggisticamente più caratteristici d’Italia grazie ai suoi borghi medievali, è anche famosa nel mondo per la qualità dei prodotti tipici a partire dal famoso olio DOP Sabina. E basta percorrere pochi chilometri sulla famosa “Strada dell’olio e dei prodotti tipici della Sabina” per capirlo: si viaggia fra ulivi secolari e si può anche ammirare dal vivo l’albero di ulivo più vecchio d’Europa. Una pianta di 2000 anni, coetanea di Numa Pompilio. Maestosa e imponente, trasmette una tranquillità indescrivibile al solo guardarla: è stata ribattezzata “l'ulivone di Canneto”, nel cuore della Sabina, ed appartiene ai fratelli Bertini, da quando nel lontano 1876 è stato acquistato dalla loro bisnonna per la cifra di 1.840 lire. L'albero ha un tronco della circonferenza di circa 8 metri, è alto 15 metri ed ha una chioma larga circa 30 metri. In passato produceva fino a 12 quintali di olive, ma attualmente la produzione è leggermente calata in quanto si pratica una potatura tendente a mantenere e curare la pianta.

Ma “l'ulivone” non è l'unica attrattiva della Sabina: a Castelnuovo di Farfa, nel cinquecentesco palazzo Perelli, si trova anche il museo dell'olio. Qui, per la prima volta, 5 artisti di fama mondiale (Alik Cavaliere, Gianandrea Gazzola, Mario Lai, Hidetoshi Nagasawa e Ille Strazza) hanno celebrato ed interpretato attraverso la musica l'olio e la permanenza della sua tradizione nella civiltà contemporanea.

E poi Fara in Sabina è anche culla di molti tesori dell’arte. Uno dei più famosi, è il Monastero Benedettino dell’Abbazia di Farfa che conserva alcune testimonianze di architettura carolingia unica in Italia, nonché tappa del Cammino di San Francesco, percorso di interesse religioso e naturalistico che dalla Valle della Santa Reatina porta il camminatore fino al borgo farese. Senza dimenticare poi altri gioielli, tra i quali Palazzo Castellani, sede del Museo Civico archeologico, il Monastero delle Clarisse eremite, la Collegiata di Sant’Antonio del XVI secolo, le chiese di San Giacomo e di Santa Chiara e i ruderi di San Martino, che sono i resti di un’imponente abbazia risalente all’XI secolo e mai conclusa.