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Il seicentesco Palazzo Carcano a breve tornerà a nuova vita grazie a un progetto di recupero e ampliamento

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I pugliesi dicono che la regina indiscussa delle Cattedrali di Puglia sia quella di Trani. E la leggenda vuole che sia nata da un bacio tra il mare e il cielo. Poesia, arte, cultura: Trani ha una bellezza da togliere il fiato e qui sulla centralissima piazza Re Manfredi, a fianco di piazza Castello, un po’ defilato rispetto a Palazzo Torres, si trova il seicentesco Palazzo Carcano che a breve tornerà a nuova vita grazie a un raffinato progetto di recupero e ampliamento da parte dell’Agenzia del Demanio. Un recupero storico e architettonico che ristabilisce l’equilibrio tra i capolavori della zona: Castello Svevo, Piazza Re Manfredi e la Cattedrale.

“Raffinato” perché questo progetto è il frutto di una collaborazione tra l’Agenzia e il Ministero della Giustizia, e punta alla riorganizzazione e alla razionalizzazione degli Uffici Giudiziari: un tassello importante sul fronte della riqualificazione di altri importanti beni su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nella Regione Puglia dove sono in corso iniziative simili nelle città di Bari, Lecce, Foggia e Taranto. Il tutto nel solco della strategia dell’azione dell’Agenzia del Demanio che punta al recupero e alla trasformazione di immobili e aree degradate all’interno dei centri urbani, la realizzazione di edifici sostenibili e tecnologicamente avanzati per la PA e la riduzione dei costi di locazione passiva e di gestione degli immobili.

Un lavoro importante perché sono state soddisfatte allo stesso tempo le esigenze funzionali del Tribunale di Trani e quelle del recupero edilizio del complesso architettonico, nel pieno rispetto del contesto storico di una città romana, longobarda e bizantina, poi normanna, sveva, spagnola e borbonica. Qui - tra i riflessi della pietra sui lastricati delle strade e delle piazze, negli angoli dei vicoli, con il mare ovunque a fare da sfondo - non si può ignorare il contesto dove si svolgerà questa importante opera di ristrutturazione.

Molti di coloro che hanno visitato Trani, anche solo per qualche ora, avranno seguito lo stesso percorso. Affacciarsi sul porto da piazza Pietro Tiepolo e trovarsi di fronte, dritta a nord ovest, la sagoma chiara del Duomo con il campanile, il transetto e i tre absidi. Subito a sinistra il profilo massiccio della chiesa di Santa Teresa. Voltarsi appena sulla destra con lo sguardo a nord e seguire la linea bassa sul mare dei moli di Santa Lucia e Sant’Antonio, fino al fortino medievale, ai margini della Villa Comunale. Scendere lungo l’ansa del porto su via Statuti Marittimi, proseguire tra il bianco, il rosa o il giallo chiari della pietra locale fino a Piazza Trieste, via Porta Vassalla e ritrovarsi sulla piazza del Duomo affacciata sull’Adriatico. Poco più in là, piazza Re Manfredi e il Castello Svevo.

Ecco perché Palazzo Carcano e il contesto circostante presentano caratteri di eccezionalità legati alla complessità storico-architettonica e paesaggistica del sito, in considerazione dei quali l’Agenzia del Demanio, insieme agli altri Enti e Amministrazioni coinvolti, ha deciso di intervenire realizzando un concorso di progettazione che rispettasse la storia e la cultura del luogo.

Non va dimenticato che Palazzo Carcano ha un passato importante: costruito nel XVII secolo dalla famiglia Carcano – di antiche origini lombarde e poi discendente di un omonimo ramo stanziato a Bari – nel corso dei secoli fu utilizzato per varie funzioni. Acquisito dall’Arcivescovo Francesco Carrano per la Arcidiocesi di Trani e Barletta a primi del Novecento, fu destinato ad accogliere delle orfane e poi adibito a mensa vescovile nel corso degli anni successivi. Acquistato dal Comune di Trani nel 2001 viene trasferito in via definitiva allo Stato nel 2018. Poi nel 2021, la Direzione Territoriale Puglia e Basilicata dell’Agenzia ha pubblicato il relativo bando in due gradi che si è concluso a gennaio 2022 con l’aggiudicazione del vincitore, Sinergo con lo studio di architettura Demogo.

Le sfide più importanti di questo progetto di rinascita di Palazzo Carcano sono la realizzazione di un’opera di architettura contemporanea nel centro storico di Trani con la valorizzazione delle emergenze archeologiche del luogo, ma anche l’apertura di nuovi spazi dedicati alla collettività, tenendo conto della sostenibilità ambientale, della riduzione dei costi di manutenzione ed esercizio e della fondamentale digitalizzazione del processo edilizio.

Considerando i ritrovamenti archeologici presenti nell’area dove sorgerà il volume in ampliamento, alcuni spazi al piano terra saranno poi destinati a funzione espositiva con l’intenzione di separare i flussi degli uffici giudiziari da quelli dedicati al sito archeologico con due accessi indipendenti. Mentre gli uffici giudiziari – riqualificando l’antico portale di accesso su Via Beltrami – disegnano un’accessibilità urbana innestata nel tessuto costruito sul lato sud del palazzo, al nuovo spazio archeologico sarà ritagliato un nuovo ingresso su Via Accademia dei Pellegrini. In questo nuovo spazio, le tante parti di città con le sue eccezionalità morfologiche possono finalmente essere colte a pieno: il Castello Svevo, la Cattedrale, Palazzo Torres, il mare.

Dal punto di vista tecnico le facciate della parte in ampliamento saranno in pietra naturale e compongono un nuovo involucro massivo. Al piano terra, elementi vitrei disegnano un limite permeabile e poroso in continuità con gli spazi urbani antistanti secondo un ritmo regolare. Mentre per quanto riguarda la scelta dei materiali si punterà su elementi naturali: pietra, metallo, legno, ponendo così particolare attenzione al ciclo di vita dell’edificio e sulla sua capacità di assorbire i segni del tempo. Infine, l’utilizzo della metodologia BIM (Building Information Modeling: ovvero, modello di un edificio con informazioni di progetto) garantisce un approccio strategico ed efficiente durante tutte le fasi del processo di rigenerazione

Non solo: la sostenibilità ambientale è stata tenuta in grande conto perché tutte le scelte di natura impiantistica e tecnologica sono state effettuate nel rispetto delle prescrizioni dei Criteri Ambientali Minimi, con lo scopo di realizzare un edificio a ridotto impatto ambientale – in fase di esecuzione e di funzionamento – e nell’ottica di contenere al massimo i suoi consumi energetici durante l’intero ciclo vita dello stesso. Ad esempio, il sistema impiantistico dell’edificio garantisce l’utilizzo di materiali e tecnologie innovative, puntando al contenimento dei costi energetici grazie all’impiego di fonti di energia rinnovabile per la riduzione del fabbisogno di energia primaria. I livelli di impiego di fonti rinnovabili, ben superiori al minimo del 55% imposto dalla vigente normativa, sono coadiuvati dalla quota parte di energia ricavata grazie all’impianto fotovoltaico in copertura.

Infine, il tribunale sarà dotato di un sistema di raccolta e recupero delle acque meteoriche provenienti dalle falde, stoccate in un serbatoio interrato e destinate all’irrigazione nonché alle cassette di risciacquo dei servizi igienici. E per migliorare le operazioni di monitoraggio dei consumi e la programmazione delle attività di manutenzione dell’edificio, si introdurrà l’utilizzo di un sistema di controllo e monitoraggio centralizzato BACS (Building & Automation Control System, cioè sistema di controllo e automazione dell’edificio), di tipo B, supportato dalla redazione di un piano di manutenzione dell’edificio stesso.

Tutto questo per un palazzo di dimensioni importanti: l’edificio si sviluppa su tre piani, ciascuno dei quali ha dimensioni diverse per un totale di oltre 4mila metri quadri di superficie coperta, una corte interna e alcuni spazi esterni. Ad aumentare le difficoltà di progettazione c’è il fatto che la pianta è irregolare e ciò deriva dall’aggregazione di alcune preesistenze medievali che si ritrovano anche nelle facciate, in particolare in quella principale su via Giovanni Beltrani. Il periodo di edificazione, in particolare, corrisponde a un’epoca di rinascita della città seguita all’istituzione per decreto, nel 1583, della Sacra Regia Udienza della Terra di Bari da parte di Filippo II di Spagna.

Ecco cosa punta a valorizzare il progetto nato dalla collaborazione fra l’Agenzia e il Ministero della Giustizia, con la speranza che si arrivi con il tempo ad una grande valorizzazione pedonale per tutta l’area, sfruttando così il valore culturale archeologico come elemento qualitativo pubblico. L’idea è quella di ridare vita al sito archeologico durante le diverse fasi del giorno, rendendo il museo non un elemento statico, ma un elemento urbano attivo. Si crea così, dal nulla, un’inaspettata oasi di verde perché la copertura sarà raggiungibile grazie alle risalite generali: una nuova sistemazione con elementi ombreggianti e sistemi removibili leggeri permetterà di utilizzarla in caso di eventi temporanei senza modificare il profilo.

“Il nostro – ha spiegato infatti Alessandra dal Verme, Direttore dell'Agenzia del Demanio – non è solo un progetto per la rinascita dello storico Palazzo Carcano, ma una tappa fondamentale nel percorso che l’Agenzia sta facendo per il recupero dei beni dello Stato. Un percorso che, di fatto, è un importante motore per lo sviluppo sostenibile in termini ambientali e socio economici dei territori: il patrimonio dello Stato va trasformato in ricchezza di tutta la popolazione”. 

Ed è significativo sottolineare il legame storico fra la città di Trani e la giustizia che ha portato poi alla collaborazione fra l’Agenzia e il Ministero della Giustizia per la ristrutturazione di Palazzo Carcano.

Si parte dalla “Sacra Regia Udienza” un’entità giuridica che aveva competenze civili, penali e amministrative di seconda istanza su una parte di territorio pugliese (all’incirca l’attuale provincia di Bari) e che rimase in vigore fino al 1806 per trasformarsi in Corte d’Appello delle Puglie a partire dall’Unità d’Italia. Il decreto del 1583 originò dunque un cambiamento radicale per la città. Se alla fine del XV secolo, durante la breve dominazione veneziana, Trani fu dotata di un nuovo porto e di un arsenale e sviluppò una vocazione mercantile nel basso Adriatico, con il ritorno del regno di Spagna la città divenne un centro politico, amministrativo e giurisdizionale di rilievo. Ciò comportò l’afflusso di numerosi alti funzionari pubblici che diedero il via alla costruzione di palazzi nobiliari, in particolare lungo le direttrici che congiungevano i principali poli di aggregazione urbana dell’epoca, una delle quali era via Beltrani. Uno di questi, Palazzo Torres, fu costruito da una famiglia di origini spagnole e oggi ospita la sede centrale del Tribunale.

Ecco quindi che gli oltre due secoli di Sacra Regia Udienza conferirono in via definitiva a Trani la tradizione di città che amministrava giustizia, nata nell’antichità, proseguita con bizantini e normanni e “certificata” nel 1063 dagli Ordinamenta consuetudo maris (o Statuti marittimi): una raccolta di norme consuetudinarie emanata da tre giuristi locali, composta di 32 articoli e destinata a disciplinare i traffici marittimi, al tempo in cui Trani era una libera città in autogoverno. È considerato dagli studiosi il più antico codice marittimo del Mediterraneo, fonte per il Diritto Italiano della Navigazione: elencava le regole sui contratti di noleggio, i diritti e gli obblighi dell’armatore, regole sugli oggetti ritrovati in mare e sulle merci.

Così, questo storico legame fra la città e la giustizia trova nella rinascita di Palazzo Carcano un nuovo importante tassello del suo percorso. Che si inserisce nell’ambito di una strategia ben precisa per il Demanio: “I beni del patrimonio pubblico – spiega infatti il Direttore dal Verme – devono diventare uno strumento importante per aumentare la fiducia del cittadino verso lo Stato. Uno Stato che si deve dimostrare attento a migliorare l’ambiente e le città, moderno e digitale; uno Stato che deve far rinascere le aree urbane, la cura del territorio e del paesaggio, gli uffici per le PA rendendoli all'altezza delle sfide che si presentano nel mutato scenario in cui viviamo. Dobbiamo in sostanza, trasmettere l’idea che l'immobile pubblico è del cittadino, lo aiuta nell’approccio con la pubblica amministrazione”.

Per questo – sottolineando la restituzione di questo bene alla collettività – nell’ambito della ristrutturazione si è tenuto in grande conto la realizzazione di un parco fatto di bassi arbusti mediterranei confinati dalle murature di bordo: l’idea è la piantumazione di una vegetazione resistente alle esposizioni solari e a scarsa manutenzione, specie arboree che conferiscono qualità all’ambito del terrazzo.

Le azioni di ridefinizione dei limiti e delle tessiture negli alzati trovano completamento nel ridisegno della copertura, un quinto prospetto che stabilisce un nuovo fronte percepito negli scorci dall’alto che alcuni edifici circostanti permettono. Quello che una volta era insomma uno spazio chiuso, off limits, si apre ai cittadini. E con lo stesso concetto si useranno materiali cari e molto familiari agli abitanti della città pugliese. Ossia la pietra di Trani, materiale simbolo della città, con cui decine di edifici pubblici e privati sono stati prima edificati nel corso dei secoli e successivamente restaurati.

L‘abbagliante, raffinata e resistente pietra di Trani, estratta dalle cave nei dintorni verrà utilizzata anche per i nuovi volumi di palazzo Carcano. È una delle innumerevoli e più conosciute pietre di Puglia, diffusissime sul mercato lapideo in Italia e in altri paesi: viene definita come roccia carbonatica, assimilabile per composizione al marmo e al travertino e offre una gamma di colori naturali che vanno dal bianco avorio al giallo chiaro, al rosa, fino ad alcune tonalità di marrone.

Ecco perché la pietra di Trani verrà posata per realizzare una trama sulle murature di bordo e per definire con chiarezza ambiti di pertinenza tra gli Uffici Giudiziari e il Museo Archeologico. E le superfici calpestabili dure si alterneranno ad ambiti vegetali, immaginati come grandi intarsi preziosi in grado di qualificare qualitativamente la copertura. Uno show di altissima architettura.